“Only suffering brings salvation. It is the way of the gods.“
Vincitore del premio “Best Character” all’ Italian Videogames Awards, del “Game for Impact Award” e “Best Audio Design” ai The Game Award e ben cinque premi ai BAFTA (tra cui Miglior Performance, Game Beyond Entertainment e Art Direction), Hellblade: Senua’s Sacrifice è senza ombra di dubbio alcuna uno dei titoli più apprezzati dalla critica degli ultimi anni. Il Team Ninja Theory ha svolto un lavoro eccellente, addentrandosi nei meandri della psiche umana, dando un volto e un nome a quei disturbi mentali che difficilmente trovano spazio nel settore videoludico. Di questo, nello specifico, ne ha parlato già il nostro Vincenzo “Kelevra” nel suo FOCUS ON analizzando i disturbi mentali della protagonista, le probabili origini delle sue psicosi e il contesto, tratto dalla mitologia norrena, in cui viene narrata la storia. Non è, quindi, nostra intenzione soffermarci ulteriormente all’analisi di questi elementi e la loro trasposizione nel titolo in esame, piuttosto quello di realizzare un’analisi comparativa delle versioni uscite per Playstation 4 e Xbox One.
Senza dilungarci molto sul gameplay e sulle meccaniche di gioco, affrontate in modo esaustivo nel precedente articolo su citato, l’opera dei Ninja Theory ci affianca nelle sorti che coinvolgono la protagonista Senua, nella ricerca del suo amato Dillion, nel suo villaggio natio, oramai distrutto dai nemici, popolato da insidie create dalla sua mente. Già nelle prime fasi di gioco sono ben evidenti dei rimandi alla mitologia norrena. Lo stesso viaggio che intraprende Senua, che la costringe in prima battuta ad allontanarsi dalla sua terra e dal suo amato, è un viaggio d’espiazione dai proprio mali tipico dei “Geilth” o dei “Druth”. L’inquadratura in terza persona, con visuale ravvicinata dietro la protagonista, e le inquadrature durante i filmati vi faranno sentire più che semplici spettatori, rendendovi partecipi se non addirittura parte attiva dei disturbi mentali che affliggono Senua, così come i nemici e le ambientazioni. La scelta del team nel voler dare più spazio alla narrazione e all’esplorazione è lodevole. Sarà infatti necessario risolvere svariati puzzle ambientali, integrati perfettamente con la narrazione. Dover cercare tra lo scenario di gioco simboli runici da proiettare su porte chiuse, pietre runiche che rievocheranno la storia del passato e della mitologia norrena cosi come ambientazioni, che rievocano figure materne, sono gli elementi necessari da individuare per proseguire nella storia. I pochi nemici che ostacolano il tragitto si affronteranno sempre in spazi ampi, ben definiti, e il sistema di combattimento non prevede una grande varietà di mosse. Si possono effettuare attacchi veloci, caricati e in corsa, parate, schivate che permettono un efficace contrattacco. Sebbene le scene di combattimento possano sembrare molto povere rispecchiano perfettamente l’atmosfera di gioco. Senua è una guerriera avvezza alla guerra, lo si vede dai movimenti, dai colpi che è in grado di sferrare, da come si confronta con il nemico, tuttavia, come capita anche ai migliori guerrieri, risente dei colpi ricevuti. Questa meccanica di gioco, unita ad un move-set limitato, rende ogni singolo combattimento immersivo e impegnativo, grazie anche alla permadeath presente nell’opera. Complice la sua condizione mentale, infatti, Senua è invasa da un male oscuro che, partendo dal suo braccio, aumenterà ad ogni morte, portando cosi il giocatore a dover riiniziare il titolo dopo il game over.
Dal punto di vista grafico il lavoro svolto da Ninja Theory in questa versione di Hellblade Senua’s Sacrifice ottimizzata per Xbox One X è a dir poco eccellente. Andando a comparare tale versione con quella di PlayStation 4 Pro notiamo un’immagine molto più nitida e pulita. I frame stabili e la risoluzione elevata aiutano tantissimo nel garantire una massima fluidità nell’immagine e nei movimenti di Senua, molto simile alla precedente versione per PC Desktop al massimo delle prestazioni. Tuttavia, ci sentiamo di affermare in totale tranquillità che parlando esclusivamente del mercato console, questa versione sia di gran lunga la migliore disponibile sul mercato. Permangono alcuni difetti, come ad esempio la quasi non vitalità dell’ambiente che circonda la protagonista o qualche muro invisibile di troppo, soprattutto in prossimità dell’acqua. È vero, tale scelta può tranquillamente essere dettata dal contesto cosi come può esser dovuta al budget ridotto avuto a disposizione dal Team e per questo non recriminiamo assolutamente nulla. Perché il porting su console Microsoft resta comunque un’opera di livello. I giochi di luce, i chiaroscuri, le animazioni durante i combattimenti, restano di elevata fattura ed Hellblade merita pienamente tutti i riconoscimenti che sta ottenendo. Mentre per quanto riguarda il sonoro, non ci sono sensibili migliorie o differenze rispetto alla versione per PS4 Pro. Rimarchiamo come la colonna sonora sia sublime e si adatti perfettamente a qualsiasi situazione, gettando il videogiocatore nello stato d’animo della protagonista. Il lavoro audio è di qualità e le “voci” rendono al meglio l’idea della patologia, lavoro non semplice e che ha richiesto molto impegno e ricerca, anche con specialisti del settore psichiatrico e pazienti. Infine, gli effetti sonori sono anche di pregevole fattura. Insomma, il sonoro del titolo può essere considerato senza ombra di dubbio tra i migliori di questa generazione.
Hellblade: Senua’s Sacrifice è un’opera che merita il successo che ha avuto. Con un budget ridotto il team di sviluppo ha deciso tralasciare determinati aspetti, ampiamente criticati, quali la scarsa interazione con l’ambientazione, la ripetitività di determinate azioni o un combat-system poco elaborato o variegato, per approfondirne altri, decisamente più importanti e profondi, che poi si sono rivelati essere la chiave del loro successo. L’aver scritto questo articolo con “leggero” ritardo rispetto la data di rilascio, slegato dunque dai vincoli redazionali, mi ha dato l’opportunità di avvicinarmi in un modo del tutto diverso all’opera videoludica. Personalmente non mi interessa che gli enigmi siano ripetitivi cosi come i nemici da affrontare, tutto rispecchia perfettamente lo stato emotivo e psichico della protagonista. Vivete il titolo non come un semplice gioco da platinare o completare, ma come l’opera videoludica che il team ha voluto donarvi, giocate immedesimandovi con il personaggio, condividete la paura, l’angoscia, la voglia di rivalsa di Senua. Vivete con timore l’avanzare nei vari scenari che diventano sempre più cupi man mano che Senua scende sempre più nel suo oblio. Se non avete vissuto cosi il titolo, vi prego, rigiocatelo con questa nuova consapevolezza. Vorrei tanto avere una copia fisica del gioco, da tenere lì sulla mensola, e ricordare tutto ciò che mi ha trasmesso solamente guardando la copertina, esattamente come un buon libro o un film, ma forse io sono troppo malinconico e tutto sommato stiamo parlando semplicemente di “un giochino” (indie tra l’altro) … oppure no?
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