IL RITORNO DELL’ANIMA OSCURA
Il mio rapporto con Dark Souls e l’universo di Miyazaki in generale è di recente genesi. Era il 2016 ed ero per la prima volta negli Stati Uniti. Nel gruppo della mia vecchia redazione si sprecavano parole di elogio per questo titolo prossimo all’uscita e di cui ero totalmente ignaro. Cosi, colto dal loro entusiasmo e anche da un probabile errore di prezzo di Amazon, comprai l’Apocalypse Edition per Xbox One con tanto di codice per il primo titolo dotato di retrocompatibilità. Seppur con tanta voglia di giocare la saga in maniera consona, i continui spoiler del terzo capitolo mi fecero optare per iniziare direttamente da quello, bypassando i primi due. Inutile dirvi che rimasi letteralmente travolto da quel titolo che mi tenne impegnato per almeno due mesi. Successivamente, come in crisi di astinenza, mi gettai su Bloodborne e anche il primo capitolo della saga. Con pause più o meno brevi e tanti approfondimenti entrambi i titoli mi hanno tenuto impegnato quasi un anno. Non nego che devo molto anche ad analisi di esperti del mondo di Miyazaki, uno su tutti il buon Michele Poggi, meglio conosciuto come Sabaku No Maiku, ma anche Francesco Toniolo. E quindi, oggi, nonostante abbia recentemente spolpato il primo capitolo per Xbox 360, preso dall’entusiasmo e anche dalla voglia di provare il PvP, grande assente nella mia esperienza, ho deciso di rispolverare il mio caro vecchio Kamahl e gettarmi anima oscura e cuore nel rigiocare questo splendido capitolo della saga di Dark Souls.
Per i neofiti è giusto fare un piccolissimo sunto della trama, seppur parliamo di un titolo la cui lore è molto velata e lasciata all’interpretazione del videogiocatore che la ricava da dialoghi, descrizioni di oggetti ed equipaggiamento, nonché alcuni dettagli dell’ambiente. Nell’era degli antichi il mondo era amorfo e avvolto nella nebbia, caratterizzato da rupi grigie, alberi giganti e draghi. Venne poi il fuoco per creare la diversità, caldo e freddo, vita e morte. Dalla Prima Fiamma vennero prelevate le Anime dei Lord, utilizzate per sconfiggere i draghi e per dare inizio a l’Età del Fuoco. Irrimediabilmente le anime verranno, in futuro, restituite alla fiamma che si spegnerà, ponendo fine a questa era e dando inizio a quella dell’Oscurità, dove gli umani si trasformano in Non-Morti, marchiati dal Segno Oscuro. Violenza e follia caratterizzano questi esseri che perdono l’umanità. Per evitare che ciò accada il portatore di una potente anima, anche chiamato Signore, deve vincolarsi alla Prima Fiamma e sacrificare se stesso per alimentare il fuoco e far sì che tale era non abbia fine.
Prima di iniziare a descrivere il gioco, è doveroso chiarire un discorso su questo titolo. Ovviamente non è un remake, ma una remaster. Ciò vuol dire che è ben diverso il lavoro che c’è dietro alla nascita di questo titolo, partendo già da un progetto bello solido. La nostra voglia di correre alla Città Infame solo per godercela senza cali di frame è immensa, ma abbiamo deciso che rispetteremo con rigore (o quasi) la sequenza di luoghi e boss che dovremo incontrare. Ci risvegliamo, quindi, al Borgo dei Non Morti, dove incontreremo il primo NPC e il primo boss, il Demone del Rifugio. E subito ci accorgiamo di come il team abbia sicuramente svecchiato il titolo, rendendolo più compatibile con gli standard moderni e fruibile per coloro che danno un peso importante all’aspetto grafico. Gli NPC e il protagonista soprattutto presentano un lavoro molto importante. Alcune armi e armature mostrano dei dettagli non visti prima, almeno su console. Sia chiaro, ci sono delle remaster fate meglio, ma non tutto è perduto. A voler azzardare un paragone, possiamo dire che è sicuramente fatta meglio di un Final Fantasy X/X-2 Remaster, ma il lavoro è simile, considerando le basi di partenza di entrambi i titoli.
L’obiettivo del team è stato chiarissimo fin da subito: garantire i frame stabili, senza subire alcun calo nel corso del gioco e da questo punto di vista possiamo dire che il lavoro è stato ineccepibile. Inoltre su PlayStation 4 Pro (versione testata dalla redazione) e Xbox One X (a breve un confronto tra le due) vi è un ulteriore upscale di risoluzione. Un difetto è che ci sono texture troppo differenti. Alcune sono state molto rimaneggiate, altre ritoccate soltanto magari nel colore o nella nitidezza e questa caratteristica altalenante un po’ stona con alcuni elementi che sono stati totalmente introdotti da zero. Pensiamo alla fiamma del falò, l’utilizzo di magie, soprattutto quando hanno effetti positivi sul personaggio, oppure attacchi magici di mostri o boss, i segni di invocazione. Tutto ciò è davvero fatto bene, forse fin troppo tant’è che è possibile notare lo stacco tra l’ambiente o i personaggi con cui interagiscono. Anche i paesaggi sono altalenanti e passano da una cura minuziosa dell’ambiente, come ad esempio il Lago di Cenere, a texture poligonali come la parte alta in lontananza della Città Infame. Senza considerare che la luce e i colori a volte sono ballerini, nel senso che in base al posizionamento della telecamera e del personaggio possiamo avere ambienti sovraesposti o totalmente bui. Esisteva già in passato questo difetto e non lo mettiamo in dubbio, ma questa saturazione molto fluttuante poteva essere sistemata o per lo meno ridotta. Manca armonia tra saturazione, ombreggiatura e colorimetria. Non sempre, ma sicuramente in alcune ambientazioni specifiche.
Ma non parliamo soltanto delle cose negative, è giusto anche dare il giusto peso a modifiche del team che abbiamo apprezzato. Su tutti il Giardino Radiceoscura e il Bacino Radiceoscura finalmente hanno delle pareti o comunque degli elementi che lo delimitano e che rendono riconoscibile l’ambiente, almeno su console. Sono state apportate migliorie a livello del gameplay, come la gestione dei patti dal falò, lo spostamenti di alcuni oggetti chiave, la possibilità di utilizzare oggetti multipli nel menu e di donarle in quantità maggiori contemporaneamente al patto, senza doverli selezionare uno alla volta. Inoltre abbiamo la possibilità (finalmente) di cambiare i comandi. Personalmente ho trovato spesso difficolta nell’utilizzare il salto con doppio cerchio soprattutto in alcuni baratri o spazi ristretti. Permangono alcuni difetti o bug storici del titolo soprattutto in alcune situazioni o scontri, ma questo è quasi un bene per dare un certo tono di continuità con il passato.
Per i PC gamer accaniti questa è la versione ufficiale migliore disponibile, anche se esistono mod migliori, non ufficiali, esclusivamente prodotti di fan. Ovviamente per chi non ha il PC, è il miglior modo per giocare il titolo. Senza considerare che debutta sulla next gen, anche se il primo Dark Souls è retrocompatibile su Xbox One, essenzialmente sbarca soltanto su PlayStation 4 (e speriamo a breve su Nintendo Switch, la vera edizione di cui siamo davvero in attesa e di cui faremo sicuramente un’analisi comparativa). Ricordiamo, comunque, che con un prezzo relativamente basso ci ritroviamo un Dark Souls rimasterizzato, completo del DLC Artorias of the Abyss, davvero bellissimo da vivere. Sicuramente insieme a Bloodborne è probabilmente il miglior lavoro di Miyazaki, anche se la lore è un po’ più esposta rispetto agli altri titoli, ma sempre in modo marginale e lasciando l’immaginazione al videogiocatore, non rispondendo volutamente ad alcune domande.
Pochissime parole su gameplay vanno spese. Per chi è andato avanti con Dark Souls 3 e Bloodborne, probabilmente ritornare ad un’azione meno frenetica, meno fluida, molto più lenta e anche legnosa non sarà facile. Servirà qualche combattimento e qualche punizione severa per riprendere la mano. Non neghiamo che si è fatto qualche passo in avanti, ma almeno da questo punto di vista il titolo è stato toccato poco o quasi e possiamo considerarlo alla pari di un titolo old gen. Magari qualche modifica può aver influito molto di più la sezione online e proprio sul capitolo multiplayer non ci sentiamo di sbilanciarci più di tanto. Il nostro testing è ancora in fase embrionale. Il PvP è stato aumentato a sei giocatori. Inoltre è cambiata la gestione degli oggetti curativi da parte degli invasori. Trovare giocatori per la modalità cooperativa è sicuramente più facile rispetto al passato e anche la velocità nell’ingresso in partita è stata migliorata, seppur persista quella impossibilità di invocare alcuni giocatori nonostante la presenza del segno sul pavimento.
A chi non ha mai giocato Dark Souls sicuramente consigliamo l’acquisto di questa remastered, anche perché parliamo di un capolavoro, di un opera videoludica che ha creato un genere raccogliendo l’eredità di Demon’s Souls, imparando dagli errori passati ed esplodendo con tutta la sua forza. Chi lo ha giocato e non è rimasto entusiasta dal comparto grafico, magari è il momento giusto per esplorare il mondo di Lordran. Dare un voto è assolutamente difficile, quasi impossibile. Dobbiamo, ma questo non deve influenzarvi, perché se siete neofiti e non avete mai toccato con mano Dark Souls, ne sapete cosa vi aspetta, stiamo parlando di un gioco che vi travolgerà, essendo probabilmente nella Top 5 dei titoli della scorsa generazione. I fan di vecchia data anche non possono farselo mancare, soprattutto alla luce di un online migliorato e che si sta lentamente ripopolando. Gli unici che possono mancare l’acquisto sono probabilmente i videogiocatori interessati marginalmente alla saga oppure che non hanno interesse a riprendere questo titolo.
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