La mia storia con Days Gone è nota. Provato per la prima volta alla Gamesweek l’impatto non fu dei migliori. Probabilmente ha inciso molto anche il tratto di gioco mostrato, quasi a fine prologo in cui vi è un avvenimento che condizionerà la storia di gran parte del titolo. Tuttavia, al di la di quello scorcio di narrativa, non fui soddisfatto del gameplay, tant’è che arrivò la notizia da parte del team di li a qualche giorno del rinvio per correggere vari problemi che affliggevano il gioco. Pertanto rinunciai all’interesse per il titolo, uscito quasi in sordina ad aprile e acclamato dalla community Sony, cosa che non riuscivo a spiegarmi. Temevo un Horizon Zero Dawn 2, nel senso che il tanto acclamato gioco del Team Guerrilla alla fine non è che sia un capolavoro assoluto, non è esente da difetti (amo scriverlo) sia dal punto di vista della narrativa, ma soprattutto del gameplay, ripetitivo e molto legnoso. Grafica e paesaggi a parte, nonché il bel mix di tecnologia e ambientazioni di epoca antica, si salvarono poche cose. Pertanto il timore fu il ripetersi di una situazione simile, un titolo pompato dalla community e dalla stampa solo perché esclusiva Sony, un po’ come i giocatori della Juve. Invece, mi sono dovuto ricredere.
Potrebbe esserci qualche piccolo spoiler nell’articolo. Ho cercato di ridurli al minimo, ma qualora non vogliate in alcun modo rovinarvi l’esperienza di gioco, potete procedere con la chiosa finale. Non ho acquistato subito Days Gone, perché proprio insoddisfatto del gioco e perché online si è beccato qualche critica di troppo da chi giudica veramente i giochi in maniera imparziale, cosa che temevo confermasse i miei sospetti. Pertanto ho temporeggiato, impegnato su altri titoli, fin quando in un ritaglio di tempo libero un amico ha insistito per prestarmi il titolo. Chiariamo: l’approccio non è stato dei migliori. Dopo l’installazione, già nel prologo ho avvertito qualcosa di strano. Zero feeling con la moto, combat system molto basic, movimenti dei personaggi macchinosi, move set dei nemici abbastanza buggato. Difficoltà normale neanche poi cosi elevata. Diciamo che ad esser buoni un gioco dal punto di vista del gameplay che si colloca tra la fine della old gen e l’inizio di questa gen. Ma non tutto è male, certe soluzioni mi sono sembrate molto azzeccate ed equilibrate, come ad esempio la carenza di materiali che devono essere recuperati in autovetture o edifici sparsi per la mappa.
Proprio la vastità del mondo di Days Gone è sicuramente un punto di forza. Personalmente ho amato parecchio girare il mondo con la moto. Per di più il trasferimento veloce non sarà disponibile se non in fase avanzata del gioco e solamente dopo aver ripulito le infestazioni di furiosi presenti lungo la strada. Anche il pool di nemici mi è sembrato ben fornito. Certo, la varietà di furiosi, ripugnanti, randagi, fauna, etc, non è proprio esaltante, sono abbastanza ripetitivi, ma è un qualcosa di accettabile data la vastità del gioco. Idem per quanto riguarda le specie di mostri presenti e boss fight, quasi sempre all’altezza. Il crafting e la personalizzazione dell’equipaggiamento e della moto sono sicuramente un altro punto di forza del gioco. Numericamente gli oggetti, i collezionabili e le armi, che possono anche essere modificate attraverso i progetti, sono davvero soddisfacenti. Un po’ meno l’utilizzo di alcune di esse, soprattutto mazze chiodate o comunque modificate, che rendono il corpo a corpo forse troppo op rispetto ad un’arma da fuoco. Anche livellare per acquisire abilità è un qualcosa di secondario, anche se può essere utile in alcune fasi di gioco.
Prima di parlare del punto di forza di Days Gone che mi ha letteralmente fatto impazzire, devo ammettere che la colonna sonora mi ha davvero stupito. Non posso negare di aver avuto sempre a portata di mano Shazam per cercare i titoli delle canzoni che accompagnavano i momenti più nostalgici e introspettivi dell’opera. Hell or High Water di Billy Raffoul, Soldier’s Eyes di Jack Savoretti e soprattutto Days Gone Quiet di Lewis Capaldi sono stati una colonna sonora fantastica durante il gioco. Anche il sonoro e gli effetti in generale si sono rivelati all’altezza. Diciamo che da un punto divista tecnico grafico e sonoro sono a livello di giochi top della gen, anche se nonostante la Pro e televisore di ultima generazione si avvertono cali di frame e spesso anche rallentamenti odiosi, soprattutto in prossimità di accampamenti o quando si cambia zona della mappa. Non nego che di bug ne ho trovati parecchi, come ad esempio il boss non presente durante la boss fight con obbligo di riavviare la console, orde segnalate e non presenti o, ancora, chiusura dell’applicazione con disinstallazione del gioco senza aver selezionato nulla.
Ma bug a parte Days Gone presenta un elemento che si è rivelato essere un capolavoro, vero punto di forza del titolo: la storia. Il nostro Deacon St. John è un uomo con un passato pesante alle spalle, un amico fedele, Boozer, è un amore senza fine, Sarah. Il gioco ruota tutto intorno alla notte in cui si è propagato il contagio, in cui Deacon è stato costretto a mettere la sua amata su di un aereo di federali che trasportavano feriti. Alla fine deciderà di rimanere a terra per non lasciare indifeso Boozer, ma il destino vorrà che l’accampamento in cui è stata portata Sarah è stato attaccato e non si contano superstiti. Pertanto continuamente durante l’avventura saranno presenti flashback che rievocheranno quel passato che fa davvero male e, credetemi, per quanto inizialmente possa essere duro l’impatto con il gameplay e anche la trama possa sembrare nulla di che, il gioco ti porta inevitabilmente a legarti al protagonista e ai suoi prossimi in modo brutale.
Riesce a creare un’empatia unica che combinato all’ambientazione post apocalittica riesce veramente a far immergere il videogiocatore in una realtà nostalgica, dura, amara. Per di più Boozer, nostro fedele compagno, sarà ferito al braccio da un gruppo di ripugnanti e sarà per gran parte del gioco in bilico tra la vita e la morte e questo mette in risalto continuamente quel senso di amicizia e fratellanza tra i due che si rivela altro punto di forza della trama, soprattutto nelle battute iniziali. La voglia di Deacon di tenere in vita l’amico a tutti i costi sarà cruciale per entrare nel vivo della narrativa e far entrare altri personaggi chiave di prepotenza nella storia, come i vari capi degli accampamenti, tra cui spicca sicuramente Iron Mike, quasi un padre spirituale per molti, aiutanti come Rikki o figure politically correct come Addy, ma anche dei veri e propri bastardi, come Skizzo. E non solo. Saranno presenti tantissimi incarichi per aumentare la fiducia degli accampamenti, sviluppare storyline secondarie e, perché no, acquisire crediti per sviluppare equipaggiamenti.Ma la trama ci regalerà anche altri personaggi di cui preferisco al momento non parlare, ma non posso non citare Lisa, una ragazzina salvata dall’incubo e che presto svilupperà un legame quasi paterno con Deacon. Questo è l’elemento che più mi è piaciuto del titolo, quello di combinare diversi personaggi e tematiche che vengono seriamente esaltate con dialoghi e sviluppi della storia che li rendono unici. Altra figura enigmatica è O’Brian, un ricercatore soldato della NERO, un’agenzia federale, che svolge indagini per lo studio dei furiosi e dello sviluppo dell’infezione. Questo tratto di trama serve a spiegare, invece, il perché ci ritroviamo in questa situazione di sopravvivenza e tutte le storyline si sviluppano quasi contemporaneamente. Ciò potrebbe portare a una leggera confusione e invece è proprio questo che rende il tutto ancor più dannatamente realistico. Infine inutile citare documenti collezionabili che ampliano le conoscenze di gioco, cosi come una volta visti i titoli di coda non pensate che sia finita, anzi, ci saranno delle brevi cutscene celate come missioni che chiuderanno il cerchio dei personaggi principali.
Il mio problema è stato fermarmi alle apparenze e non approfondire da subito Days Gone. Neanche troppo recentemente ho finito Drakengard 3 di certo non questo miracolo dal punto di vista del gameplay, mentre, invece, eccelle in narrativa, idem NieR che attualmente gira nella mia PlayStation 3. Sono anche caduto nel tranello di criticarlo eccessivamente, rendendomi quasi un hater del titolo sviluppato da SIE Bend Studio, e invece Days Gone mi ha stupito e mi è piaciuto davvero parecchio. Una storia davvero bella, malinconica e anche a tratti commovente che mette nell’angolo problemi di gameplay e qualche bug di troppo ed esalta altri punti di forza del titolo. Non parliamo di un capolavoro in termini asssoluti, ma è uno di quei titoli che va sicuramente giocato e che Sony può vantare come esclusiva, in attesa di un possibile sequel che possa mettere la parola fine a determinati spunti narrativi.